Ad oggi sappiamo che il 2.5% (ma forse anche di più ) della popolazione adulta ha un funzionamento neuro-atipico con manifestazioni legate all’ADHD.
Capita spesso però che un’altra parte della popolazione non ha avuto una diagnosi in età infantile, ritrovandosi da adulti a chiedersi cosa non va in loro.
Una motivazione che porta alla mancata diagnosi è dovuta alle compensazioni.
Cosa sono?
Per compensazioni intendiamo tutti quei comportamenti che la persona mette in atto per fronteggiare le difficoltà della vita quotidiana.
Ad esempio, per essere puntuali ad un appuntamento è possibile che la persona arrivi molto in anticipo; oppure se non ricorda gli impegni della giornata, li trascrive sull’agenda controllando costantemente l’agenda; o ancora, beve caffè per tranquillizzarsi (probabilmente perché per prova ed errori la persona si è resa conto di avere un effetto paradossale con gli eccitanti).
Queste compensazioni sono molto utili per sentirsi adattati in questa società, ma se estremizzati possono portare a sviluppare delle comorbilità, come un disturbo ossessivo compulsivo, oppure un abuso di sostanze.
Come possiamo categorizzare le compensazioni?
Canela ed al. (2017) hanno suddiviso le compensazioni in 5 macro aree: organizzazione, psicofarmacologiche, motorie, attentive e sociali.
Le strategie compensatorie di tipo organizzative possono essere l’utilizzo di software o altri dispositivi che aiutano ad organizzare, delegare ad un’altra persona o avere delle strutture organizzative rigide; rispetto agli psicofarmaci, ci può essere l’utilizzo di metilfenidato o altri farmaci utili nel funzionamento ADHD; quelle motorie fanno riferimento all’attività fisica che aiuta a scaricare l’energia in eccesso; rispetto alle compensazioni attentive le persone provano a ridurre gli stimoli intorno a se; infine quelle sociali sono da ricondurre alla puntualità oppure l’evitamento nel prendere impegni.
Quindi…
Ricordiamoci che se da un lato queste compensazioni (e molte altre) possono effettivamente essere utili nell’adattarsi, dall’altro bisogna trovare un giusto equilibrio tra quello che viene richiesto e quello che la persona desidera/necessita, altrimenti si può rischiare di avere delle estremizzazioni che rischiano di diventare disfunzionali, creando sofferenza e di ostacolo nell’avere una buona qualità della vita.
Biografia
- Canela, C., Buadze, A., Dube, A., Eich, D., & Liebrenz, M. (2017). Skills and compensation strategies in adult ADHD–A qualitative study. PloS one, 12(9), e0184964.